Perchè prima o poi tutto torna
Uno dei primi oggetti che mi rapì il cuore girovagando per i mercatini italiani, fu un datato ed affascinante stampo per il pandoro. Non mi è mai piaciuto il pandoro e ancor meno l’idea di dovermi avventurare in un’impresa faraonica come quella di cimentarmi in tale impasto, oltretutto, la ricetta originale prevede tempi lunghissimi di lievitazione e necessita di un lievito madre capace di sorreggere uova e burro, non è proprio nelle mie corde! Perchè mai allora lo comprai con tanto entusiasmo e convinzione? Forse per utilizzarlo come ampio contenitore di posateria relegandolo all’intero di uno dei miei innumerevoli armadi? No io non sono così, solitamente quando vengo rapita da un oggetto del genere è perchè ho ben chiaro la ricetta che andrò a fare e so quasi perfettamente come sarà l’immagine che vorrò catturare. Per molto tempo mi è sfuggita la motivazione di questo acquisto, ma oggi che la frenesia delle feste sta per dissolversi completamente e la capacità di non prendersi mai troppo sul serio in cucina è più forte che mai, ho deciso di riempire il mio stampo con qualcosa che è: si distante dal pandoro, ma vicinissimo a ciò che sono… qualcosa di semplice ma non troppo, qualcosa di morbido, qualcosa di buono, quel qualcosa che quando mangi tu possa dire con orgoglio: “questo l’ho fatto io!”

