“Le mie albicocche”
I ricordi dell’infanzia sono quasi sempre frammentati.
Ricordo le grigliate del babbo fatte su un minuscolo fornello e le cozze gratinate della mamma.
Ricordo le tre coperte di ciniglia color arancio che riordinavo sui tre letti ogni mattina.
Ricordo il morbillo e le chiazze abnormi sul viso di mio fratello.
Ricordo i sandali azzurri e rossi che non mi piacevano affatto.
Ricordo tutte quante le mie cugine e il sentimento che ci legava, un sentimento che allora credevo indissolubile.
Poi ricordo perfettamente il sapore aspro delle albicocche non ancora mature nel mese di maggio. Impazzivo letteralmente per quel sapore pungente,lo amavo a tal punto da seguire alcuni dei miei coetanei in vere e proprie spedizioni nei campi di ignari contadini tutte le sere di maggio. Dopo aver cantato inni e Lodi al signore alla quotidiana messa serale, ripulivamo quei rami che propendevano fino oltre le recinzioni,allora situazione tale da giustificare la circostanza attenuante della provocazione.
Chissà se è stato il momento in cui realizzai che si trattasse di furto, che mi fece cambiare radicalmente gusto, oppure la paura la vergogna del mio comportamento. Ora adoro le albicocche giallo arancio dal sapore dolce e intenso, belle e mature, quelle che ti raccontano una storia,una storia che ti insegni ad essere qualcuno,una bella storia.
Cresciamo i base a processi imitativi, ma poi arriva il momento in cui si deve diventare se stessi…..

